La storia si può raccontare anche attraverso la musica, specie se il protagonista dei racconti ha vissuto quasi 100 anni. Così, la cronaca della vita tormentata dello straordinario musicista Osvaldo Pugliese, autore di tanghi indimenticabili, è diventa occasione per un excursus sulla storia di un intero secolo, occasione per discutere di politica, idee e libertà di professarle. Tutto questo durante il consueto appuntamento della domenica con la Milonga della Gioia, al Barbara disco Lab, in una location inusuale, ma per questo in un’atmosfera ancora più suggestiva; la sala da ballo, domenica scorsa, per quasi un’ora, si è trasformata in un luogo dove discutere di Pugliese e altro.
A narrare la storia del musicista, con parole e pause di musica, il djt Paolo Gaspari Morokal, esperto di tango inteso non solo come musica, ma come cultura. Paolo Gaspari Morokal, direttamente da Cosenza, ha raccontato la vita in note del mitico Pugliese, regalando l’ascolto di brani rari e concedendo aneddoti sconosciuti alla maggior parte dei tangueri che ballano Pugliese ma che, adesso, possono anche coglierne meglio il battito di quella musica straordinaria. Gaspari ha tracciato il ritratto di un ragazzino discolo che smette di studiare e compie tanti lavori, incapace di tenersene buono uno, tanto da dire poi lui stesso che <<l’unica cosa dalla quale non sono stato licenziato è stata la musica>>. Amatissimo musicalizador di tango, Gaspari spiega parte del suo talento come djt proprio nella conoscenza della storia del tango e dei suoi protagonisti, che cerca di diffondere il più possibile attraverso i suoi racconti " PICCOLE STORIE DI TANGO. <<In perfetta sintonia con l'impegno Tango Lab Catania a diffondere la cultura tanghera e a conoscere tutti gli aspetti più intriganti di questo ballo>>, spiega Francesco Furnari, orgoglioso di aver portato alla Milonga della Gioia Paolo Gaspari Morokal, amatissimo dai catanesi. Con passione Gaspari ha raccontato gli inizi della vita di Pugliese: nato a Buenos Aires, 2 Dicembre del 1905, il padre Adolfo, operaio e flautista, rigattiere di spartiti, lo inizia alla musica, prima al violino e poi, finalmente, al pianoforte. Pugliese inizia la sua carriera di pianista debuttando al “Café de la Chancha”. Successivamente, si unisce al sestetto di Paquita Bernardo (prima bandoneonista donna). Nel ’24 compone “Recuerdo”, scritta sugli scomparti di un tram, unanimemente ritenuta una delle più importanti opere della storia del tango. Continuano grandi collaborazioni e in poco tempo Pugliese raggiunge la fama e diviene anche il beniamino dei sobborghi cittadini: il suo successo, infatti, è un misto di ammirazione musicale e politica. In un percorso musicale durato oltre 70 anni, la sua arte ha saputo ispirare numerose orchestre e conquistare i cuori di quattro generazioni in numerosi concerti in patria, ma anche in due importanti tour mondiali. Pugliese era un idealista: egli si considerava un “martillero”, un operaio della musica popolare. Per il mondo del Tango era semplicemente “el Viejo” oppure “el Maestro”. Veniva spesso in Italia, sulle tracce dei genitori (papà Pugliese di Puglia, mamma piemontese). Appassionato di Garcia Lorca e colpito da ciò che accadeva durante la guerra civile in Spagna, Pugliese dirà di essere diventato comunista di fronte all’orrore della repressione e di quella culturale in particolare; di lì a poco organizza il primo sindacato dei musicisti e decide, dal ‘43 in poi, che i diritti di vendita e i proventi dei suoi concerti fossero divisi in parti uguali con il resto della sua orchestra, un motivo più che sufficiente per essere mal visto dai colleghi, Canaro compreso. A Pugliese vengono riconosciute qualità artistiche tali da coniugare sentimento popolare e creatività d’avanguardia, ma anche un alto profilo morale, per l’impegno umano e politico, pagato più volte col carcere, caratteristiche, queste, che ne fanno il direttore d’orchestra più onorato a Buenos Aires. Il Teatro Colòn, il più famoso teatro argentino, tempio culturale riservato esclusivamente alla musica classica, lo ospitò nel 1985, finalmente, in un concerto rimasto memorabile. L’Orchestra di Pugliese fu sempre considerata la migliore orchestra di tango del mondo. Gaspari racconta che quando il Maestro era costretto a subire il carcere a causa delle sue idee politiche, la sera del concerto, mentre l’orchestra suonava, il pianoforte rimaneva vuoto e silenzioso con un garofano rosso adagiato sulla tastiera. E dal carcere Pugliese mandava fuori i suoi pizzini, anche grazie a guardie compiacenti, pizzini che portavano al di là delle sbarre note e musica. Osvaldo Pugliese è morto a Buenos Aires il 25 Luglio del 1995: al suo funerale echeggiavano le note de “La Yumba”. L’augurio della compagna di allora, Olga, fu che i giovani commemorassero Pugliese ballando la sua musica. Un omaggio che Gaspari continua ad onorare nella sua attività di djt e che ha ottemperato anche domenica, musicalizzando in milonga tutta l’emozione delle idee di un uomo nelle note della sua musica e nei passi dei tangueri di oggi.